I Castelli
L’itinerario parte da Pozzo, un castello immerso nel verde degli ulivi, che prende il nome proprio dalla secolare cultura dell’olio, prodotto in tale quantità da non poter essere contenuto in un pozzo. Da Pozzo si arriva a Cisterna fondato intorno al Duecento che nel Medioevo ebbe contatti con Perugia e conserva intatta la sua fisionomia di insediamento fortificato.
Verso l’altopiano petrosiano si erge Marcellano, castello colonizzato al tempo di Augusto da un discendente della gens Marcella e che assunse la forma del borgo fortificato agli inizi del sec. XII. Si segnalano le chiese di S. Andrea e della Madonna del Ponte.
Spetta invece al console romano Lucio Lucinio Sura che vi trascorreva le vacanze estive il nome del castello di Saragano (in origine Suragano).
Dal castello di Saragano ci spostiamo a Ceralto, la cui singolare ubicazione, la tipologia architettonica, l'assoluta pace che vi regna, ne fanno un'isola felice fuori dal tempo.
Il pezzo pregiato che si incontra lungo il percorso di questo straordinario museo all'aperto è Barattano, che, nel sistema dei castelli gualdesi, è l'archetipo più marcato.
Fu eretto nel XIII sec. con il nome di Villa S. Angelo in Piscina. Assunse più tardi quello attuale, si dice, “per la qualità delle genti fraudolose che vi abitavano”. Cinto da mura possenti(datano 1452) con cassero centrale e alte torri a difesa, alcune sopraelevate, rappresenta un valido esempio di architettura militare compatta votata a finalità puramente difensive, Nel 1261 era capitano del popolo a Todi tale Filippo di Barattano durante la podestaria di Filippo degli Ugoni da Brescia. Nel 1540 il castello inviò a Perugia un operaio per la costruzione della Rocca Paolina. Il castello è rimasto per secoli sotto l’influenza di Todi: nel 1802 fu unito a Gualdo Cattaneo, nel 1815 a S. Terenziano, e poi nel 1861 di nuovo a Gualdo Cattaneo. Ridotto in discrete condizioni, si presenta affascinante per la morfologia strutturale caratterizzata da un’ampia cinta muraria con porta d’ingresso medievale, vicoli caratteristici e alti torrioni, alcuni dei quali presentano resti di interventi di copertura. Nel suo interno si trova la chiesa di S. Bartolomeo (sec XIII) con affreschi del XVI e del XVII sec, e due angeli lignei cinquecenteschi.
Il nostro itinerario prosegue poi in direzione di Torri, di cui si rinvengono testimonianze protostoriche, e dove è possibile ammirare, nel bel mezzo di ampi boschi di querce, nella chiesa di S. Giuseppe, due tele del '600.
Sul versante opposto, nel cuore dell’altopiano petroniano, sulla strada Gualdo Cattaneo-Todi, a 500metri slm, si trova San Terenziano, castello eretto nel XIV sec. di cui il primo nucleo andò formandosi ed ampliandosi in età augustea, agli albori dell'impero romano (I sec.d.C.). Dai romani era chiamato loco petroso per le cave ricche di pietra calcarea e travertino. Il castello, infatti, fu costruito secondo uno schema tipologico tradizionale a pianta quadrata, utilizzando la pietra locale. Prese poi il nome da Terenziano, primo vescovo di Todi, fatto decapitare dall’imperatore Adriano insieme a Flacco, sommo sacerdote del Collegio degli Augustali. La notte seguente la loro morte alcune donne cristiane raccolsero le spoglie dei martiri e le trasportarono sull’altipiano di Petroso che da quel momento si chiamò S. Terenziano. Il castello seguì sempre le vicende politiche e militari di Todi che v’insediò appositi castellani; un’abitazione all’interno delle mura porta ancora sull’architrave lo stemma degli Atti; appartenne al plebato di Todi ed era pertinenza dei rioni Colle, Valle e Cammucia. Nel 1354 fu attaccato dalle milizie di fra Moriale d’Albarno, il, quale dopo aver attaccato inutilmente Spello e Beroide e saccheggiato i territori di Trevi e Montefalco, si stava dirigendo alla volta di Todi. Il Moriale, condottiero provenzale e capitano della “Grande Compagnia”, dopo l’attacco a S.Terenziano fu convinto dai suoi fratelli a recarsi A Roma, dove era da poco tornato Cola di Rienzo; accusato ingiustamente dal tribuno, fu arrestato insieme ai suoi fratelli e decapitato il 29 ottobre1345. La sua morte fu voluta soprattutto da Innocenzo VI, il quale riformò la curia, estirpandone gli abusi e le violenze, attraverso il tribunale dell’Inquisizione. Nel 1440, dopo la distruzione del castello di Castelvecchio da parte di Francesco I Sforza, i priori di Todi assegnarono la campana della chiesa alla comunità di S. Terenziano. Nel Rinascimento vi stabilirono la residenza i Cesi che edificarono l’omonimo palazzo, ancora oggi visibile; Angelo Cesi, infatti, incaricò l’architetto Valentino Martelli di costruire alcuni palazzi a Todi e nei dintorni di Gualdo Cattaneo. All’interno del castello si trova la chiesa di S. Terenziano, pievania di un vasto territorio dipendente dal Capitolo tuderte; era retta da alcuni canonici, un arciprete e un camerario. E’ un raro esempio di costruzione formata da due chiese sovrapposte: l’inferiore del sec.XI, dove fu collocato il sarcofago con le spoglie del Santo, la superiore costruita alla fine del ‘200. Nel 1715, il sepolcro del Santo fu aperto, e le ceneri, raccolte in un reliquiario, trasportate sotto l’altare della chiesa superiore, successivamente restaurata dal vescovo di Todi. Il castello di S.Terenziano fece sempre parte del comune di Todi; nel 1815 fu scorporato e eletto a comunità appodiata a Collazzone con gli altri castelli di Grutti, Torri, Barattano, Saragano, Marcellano, Pozzo, Ceralto e Cisterna. Nel 1829 fu comune a sé; nel 1861 fu aggregato a Gualdo. Sulla porta d’ingresso, affiancata da una maestosa torre quadrata, fa spicco ancora l stemma dell’aquila tuderte. San Terenziano è oggi famosa per l’arte degli scalpellini, artigiani che da generazioni lavorano la pietra bianca e rosa, traendone elementi architettonici che trovano spazio nei giardini e nelle case in tutto il mondo. Di particolare fascino il Sentiero degli Scalpellini, un percorso a piedi tra natura e storia che porta indietro nel tempo il castello di S.Terenziano
Cisternarisale al XIII sec. e si eleva su un colle sopra il fiume Puglia. Sotto il dominio perugino fino al 1378, era il castello della zona con il più alto numero di fuochi; per la festa di S. Ercolano gli abitanti dovevano mandare a Perugia tre libbre di cera. Nel 1414 l’Italia centrale e l’Umbria furono invase dalle milizie di Ladislao d’Angiò, re di Napoli.. Nel 1802 fu unito al comune di Gualdo Cattaneo, poi fece parte della comunità di S.Terenziano appodiata a Collazzone e indipendente dal 1829; nel 1861 ritornò sotto Gualdo Cattaneo. Allo stato attuale si presenta in discrete condizioni, con l’alta torre medievale ancora ben visibile, adiacente alla quale si trova un nucleo abitato di origine ottocentesca.
Grutti, conserva salda e forte l'immagine del passato. Eretta nel XI sec. con il nome di Grottombra , nel 1126 venne cinto da solide mura da signori ghibellini. Nel 1347 era considerato “villa” e contava 16 famiglie. Prese in seguito il nome di Grutti per le numerose grotte di travertino presenti nel sottosuolo, dove si erano rifugiati i primi cristiani, seguaci di S. Terenziano. Nelle vicinanze sorge l’antica abbazia con chiesa romanica di S. Maria di Agello, costruita anteriormente al castello. Il luogo fu molto caro ad Angelo Cesi, vescovo di Todi, che vi fece eseguire alcuni interventi di restauro. Della struttura medievale oggi restano in piedi alcuni torrioni che sovrastano ampi tratti di mura. Le abitazioni dell’antico castello sono adibite a magazzini e cantine.
Pomonte appartenne ai conti di Antignano.(la contea di Antignano, castello posto sulle colline di Bevagna, comprendeva diversi possedimenti che spaziavano tra Bevagna e Gualdo Cattaneo). Nel 1305 vennero convocati “ad parlamentum” nella cattedrale di Foligno i rappresentanti del castello di Pomonte per far cessare le ostilità contro il rettore Deoticlezio de Loiano, posto a capo del ducato di Spoleto. Nel 1318 il castello insorse contro i guelfi rifiutando di pagare i tributi e di difendere la chiesa con le armi, proclamandosi seguace del conte Federico I da Montefeltro che stava imperversando nel territorio umbro. Nel 1322 il castello fu assoggettato e reso tributario di Todi. Nelle immediate vicinanze di Pomonte sorge l’antica rocca fatta costruire dall’Albornoz, ora ridotta a rudere. Sotto la rocca si trova ben visibile ed in ottimo stato conservativo un manufatto fortificato eretto intorno al 1415 da Gregorio XII. Nel 1421, Pomonte passò sotto il vicariato dei Trinci con Corrado III; nel 1451 venne dato in feudo ai Crispolti di Bettona che ne mantennero la proprietà fino al 1658, anno in cui ritornò alla Santa Sede. Nel 1928 passò dal comune di Deuta a quello di Gualdo Cattaneo. Nel 1943 il palazzo fu scelto dai tedeschi quale alloggio per il comando e l’anno seguente fu oggetto dell’azione del gruppo partigiano che asportò tutto il materiale requisito dai militari d’oltralpe. Oggi la struttura si eleva maestosa sopra un colle, circondata da una ricca vegetazione; a pianta quadrilatera, presenta agli angoli piccole torri contro scarpate d’altezza pari alla metà del palazzo.
Simigni, fondato nel 1103 da tale Seminio dei conti di Collazzone venne fortificato nel 1322 con la costruzione di una torre e di possenti mura difensive. Nel 1363 fu assalito e conquistato dalla compagnia del Cappelletto , la Compagnia dopo avere conquistato S. Gemini e Simigni, ottenne dal comune di Todi 1000 fiorini affinchè lasciasse quei luoghi. Mantennero la parola ma crearono un piccolo feudo intorno al castello di Torreuccia, tra Gualdo Cattaneo e Bastardo. Questa Compagnia era formata da rampolli della nobiltà italiana in cerca di avventure e di gloria. Nel dicembre 1363, appena liberato dalla prigionia senese, Nicolò da Montefeltro cercò di raggiungere i compagni che erano accampati presso Simigni, ma venne catturato dai todini e rinchiuso nel carcere. Nel 1389 Simigni passò sotto il dominio dei Trinci, nel 1410 sotto Braccio Fortebracci; poi nuovamente ai Trinci e da questi agli Atti. Molti feudi, in quel particolare momento storico, erano soliti passare dai Trinci ai Fortebracci e viceversa. Nel 1435 Corrado III Trinci restituì Simigni al governatore di Perugia, monsignor Alberto Alberti. Il castello passò dopo un’infeudazione agli Atti, sotto la giurisdizione dell’abbazia cistercense di Chiaravalle e, successivamente eretto a contea, ebbe per signore il conte Federico di Simigni. Nel 1645 fu riacquistato dagli Oddi di Todi, proprietari anche di palazzo Atti; all’inizio del ‘600 il priore tuderte Benigno Degli Oddi apportò abbellimenti e restauri di notevole significato al castello. Attualmente il castello appartiene alla famiglia Farchioni di Giano – Gualdo Cattaneo.
Sulla strada S.Terenziano –Collazione, Speltara si erge questo vetusto maniero abbandonato a pianta quadrata con unica ed alta torre angolare, circondato da una robusta cinta muraria. Le prime notizie risalgono alla fine del XIII sec. quando Speltara era sotto la giurisdizione di S. Terenziano. Il suo nome sarebbe derivato dalla coltivazione della spelta pianta della famiglia delle graminacee, simile al grano e chiamata poi farro . Speltara seguì le vicende storiche di Guado Cattaneo e dei territori limitrofi, diventando alternativamente feudo perugino, avamposto di Braccio Fortebracci e possedimento tuderte. Il castello, alto e massiccio, racchiude un vasto cortile interno dove si apre la corte, le abitazioni riservate
alla servitù e la stalla. Tutto il complesso, nel quale si accede attraverso un’unica porta, è in pessimo stato conservativo e meriterebbe un significativo restauro per l’imponenza della struttura architettonica.
Dall’alto di una collina isolata Torri domina la sottostante vallata, percorsa dalla strada S.Terenziano-Bastardo. Le origini risalgono all’età della pietra, periodo al quale fanno riferimento i numerosi ritrovamenti di raschiatoi, coltelli, accette levigate in pietra verde, punte di freccia, di giavellotto e di pugnale.(armi ricavate da una pietra durissima detta selce). Il castello fondato nel 1250 con il nome di cerqueto, poiché circondato da un esteso bosco di querce, assunse successivamente l’attuale denominazione per la costruzione di una robusta cinta muraria con alte torri angolari adatte a scopo difensivo e a palombara.Un’arcuata porta d’ingresso, sormontata dallo stemma dell’aquila tuderte, immette all’interno, dove si trovano le abitazioni addossate alla cerchia perimetrale. Ugolino III, salito al potere dopo la morte dello zio Corrado XII, continuò la politica di controllo del territorio per conto della Santa Sede; confermò la pace con Perugia per altri cento anni. Prima del 1500 Torri contava 33 famiglie, spesso in continui litigi tra loro, tanto che vari pontefici lo assoggettarono alternativamente a Gualdo Cattaneo e a Todi. Dopo la restaurazione fu appodiato a S.Terenziano e dal 1861 aggregato al comune di Gualdo Cattaneo.